Lettera ai miei giorni migliori

Illustrazione simbolica del cambiamento personale dopo sei mesi di sobrietà

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Caro me,

ormai è passato un po’ di tempo da quando ci siamo sentiti l’ultima volta. Ma le cose sono andate avanti. Sono cambiate tante cose da febbraio sai? 

Prima di tutto, esattamente oggi sono sei mesi dal mio inizio con StandUp, sei mesi che non uso più. Lo avresti mai detto?

Per come eri un tempo, egoista e presuntuoso ma comunque disorientato nel tempo e nel mondo,   credo proprio di no! E invece, volevo dirti, che ce la sto facendo e dentro il petto battono forte i miei 180 yes.

Ho cambiato lavoro. Adesso le mie giornate le trascorro  tra vele e acqua e i sorrisi dei bambini. E questa volta si, ne sono capace. Presente e determinato. Sono tornato dal me stesso che avevo dimenticato, abbandonato in balia della convinzione che per me usare non fosse un problema, aggrappato ai suoi pensieri, come se la dipendenza fosse solo qualcosa da difendere.

Te ne vorrei dire tante di cose, ma non so perché, non mi vengono in questo momento. O forse, semplicemente non ce n’è bisogno. 

Ma ci tenevo a salutarti e a dirti che oggi mi sento bene, vivo la mia giornata nel qui ed ora, essendo presente a me stesso, partecipe e non più succube di questa vita. Quando arrivo al termine delle mie h24 in sobrietà, mi dico vai avanti così, un passo alla volta, un giorno alla volta e mi scopro di essere capace di provare gratitudine per l’unica cosa di cui ho bisogno per riappropriamo della mia vita: me stesso. 

E quando vado a dormire, la notte, non fa più paura. 

Voglio continuare a camminarci su questa strada inaspettata capitata nella mia vita grazie ad un click. Perché oggi sto trasformando il male che mi sono fatto in un futuro nuovo. Perché cambiare è possibile, adesso lo so. So che devo ancora camminare su questa terra nuova, scoprire limiti e possibilità, ma spero un giorno di poter dar voce a questa esperienza straordinaria di recupero che sto vivendo. Perché pensare di poter dare una mano ai tanti me che ancora sono là fuori, smarriti, convinti che una vita sobria non sia piena, interessante e figa, mi fa vedere l’uomo che voglio essere, migliore.

E tutti ci meritiamo di averla la nostra visione, quella che ci fa saltare in un cerchio di luce e arrivare fin dove fino a poco tempo fa credevamo impossibile essere. E questa, caro me,  si chiama libertà.

Ti voglio bene

Tuo me stesso 

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