Il gioco d’azzardo non è solo una tentazione, ma una trappola capace di risucchiare ogni aspetto della vita di una persona.
Michele Di Maio lo sa bene e in questa puntata di Nel Faro Podcast racconta i suoi vent’anni vissuti nell’ombra della dipendenza, tra bugie, debiti e sofferenza.
Ma la sua storia è anche una storia di riscatto e di speranza, una testimonianza che merita di essere ascoltata.
Il primo passo verso l’inferno
Tutto è iniziato quasi per caso, con una piccola vincita che ha acceso in Michele l’illusione del guadagno facile. Ma quello che sembrava un semplice passatempo si è trasformato presto in una spirale incontrollabile.
Il gioco d’azzardo era diventato una droga, qualcosa di più importante della famiglia, del lavoro, di sé stesso. “Ero presente fisicamente, ma mentalmente ero sempre altrove“, racconta Michele.
Bugie, debiti e la doppia vita
Come spesso accade con le dipendenze, la sua vita era diventata una rete di menzogne e sotterfugi. Debiti con amici, familiari, banche, fino ad arrivare agli usurai: non c’era un limite che Michele non avesse superato.
“L’unica cosa che mi interessava era giocare, non importava se vincevo o perdevo. L’importante era restare in quel mondo“.
La sua famiglia sapeva, ma lui era un maestro della manipolazione, capace di gestire ogni situazione per nascondere la verità.
Lo schianto e la rinascita
Poi, il punto di rottura: un giorno tornò a casa e trovò le sue valigie fuori dalla porta.
Sua moglie aveva preso una decisione drastica, che lo costrinse a guardarsi allo specchio e riconoscere il disastro che aveva causato. “Più in fondo di così non potevo andare“, confessa.
Accettare il problema non è stato facile. “Se senti la parola malattia, non devi avere paura“, dice oggi. Una volta riconosciuta la dipendenza come una malattia, ha potuto iniziare il percorso di recupero.
Ha trovato aiuto in una fondazione specializzata e nel supporto di professionisti che lo hanno accompagnato, la sua rinascita.
La lotta quotidiana per restare libero
La dipendenza non scompare da un giorno all’altro. Michele lo sa bene e per questo ha messo in atto strategie concrete per non ricadere: evitare di portare contanti, circondarsi di persone che lo supportano, usare strumenti tecnologici per bloccare l’accesso ai siti di gioco.
“Oggi sono un uomo libero, ma so che devo restare vigile. Non posso permettermi di abbassare la guardia“.
Un messaggio per chi sta ancora lottando
Michele si espone per un motivo: vuole essere un faro per chi è ancora prigioniero del gioco. “Non si smette da soli. Io ci ho provato per vent’anni e non ci sono mai riuscito“.
Il suo consiglio è semplice e potente: accettare il problema, chiedere aiuto e mettere in atto ogni strategia possibile per proteggersi dalla tentazione.
👉 Guarda l’episodio completo della puntata 14 di Nel Faro Podcast e lasciati ispirare
Questa storia oltre ad essere una testimonianza è anche una spinta per chiunque stia cercando una via d’uscita. La libertà è possibile.