NON BASTA DIRE CHE FA MALE, DOBBIAMO DAR LORO QUALCOSA CHE RISPONDA AI BISOGNI PIÙ PROFONDI
C’è una realtà scomoda da affrontare. E sta crescendo sotto i nostri occhi: sempre più giovani sono vittime della droga.
Sempre più adolescenti cadono nella spirale delle dipendenze, troppo giovani per comprendere il baratro in cui stanno precipitando.
Giovani vite che cercano conforto in sostanze che danno un sollievo effimero, ma che in realtà li imprigionano in un ciclo di sofferenza e autodistruzione.
Non basta mettere in guardia i giovani sui pericoli correlati alle droghe, bisogna dar loro qualcosa in più.
Un giovane che inizia a far uso di sostanze sta cercando di trovare una risposta a un suo bisogno profondo.
La ricerca della propria identità o del proprio posto del mondo, troppo spesso si sviluppa in maniera disfunzionale, trovandoli sprovvisti di quegli strumenti utili alla loro crescita, sviluppando invece comportamenti disfunzionali.
È un po’ come se una persona che non mangia da tre giorni si trovasse davanti un ricco buffet di dolci e vi si gettasse sopra, facendosi un’abbuffata, nel tentativo di soddisfare la propria fame. Risultato? Un’indigestione.
Se si vuole aiutare veramente, non basta dire che quei dolci potrebbero far male. Bisogna dare qualcosa di più nutriente. Ed educare ad una sana alimentazione e alla cura di sé.
Allo stesso modo, non basta allertare i giovani sui rischi della droga, bisogna dar loro qualcosa che sazi i loro bisogni di essere amati, ascoltati, compresi. E di sentirsi importanti.
Quindi la richiesta suscitata dal profondo è sempre sana ed anche legittima, perché, in fin dei conti, è una richiesta d’amore, di consolazione, di comprensione, che si declina in diverse esigenze a seconda della storia personale che ciascuno possiede.
Per cui si può iniziare a cercare un modo sano di rispondere a quel “grido” senza dover andare su quella compensazione disfunzionale a cui la persona è abituata.
E quando una giovane vita viene spezzata, non si può restare fermi.
Il caso recente di Nora
Stroncata a soli 15 anni da un’overdose di cocaina è una delle notizie che sta invadendo il web in questi giorni e ci mette di fronte ad una realtà impossibile da ignorare.
Le indagini sono al vaglio delle forze dell’ordine e non entriamo nel merito. Ma chiedersi cosa è successo a questa giovane vita, questo sì, tutti dovremmo chiedercelo.
Perché Nora può essere nostra figlia, nostra sorella, la nostra migliore amica.
L’illusione del controllo
Pensare di poter gestire le sostanze, di poterne fare un uso saltuario, “con la testa”, senza farsi risucchiare, sono sono alcuni dei pensieri ricorrenti che una persona che utilizza sostanze si ripete.
E i dati lo confermano. Nel 2023, il Dipartimento per le politiche antidroga ha registrato che 960.000 ragazzi tra i 15 e i 19 anni hanno fatto uso di droghe almeno una volta1.
Allarmanti le percentuali relative alla dipendenza da crack. Il 46% dei nuovi utenti maschi nei SerD (Servizi per le Dipendenze) lo usa regolarmente, una percentuale che scende di poco tra le ragazze (37%).
Lo psicologo Flaviano Canfora spiega che la diffusione del crack tra i giovani è legata al fatto che “fumare cocaina è più accettabile“, senza che ci si renda conto di quanto sia devastante.
Anche la pandemia del Covid ha avuto un ruolo nel peggioramento della situazione: ha amplificato il senso di isolamento, la pressione sociale, la paura del fallimento. “Oggi ai giovani si chiede tanto, ma non si accetta il loro fallimento“, sottolinea Marialuisa Grech, direttrice del SerD di Bologna.
I giovani sentono il peso di una competizione costante, in una società che sta mutando rapidamente, anno dopo anno. E dove non c’è spazio per la debolezza.
Quindi trovano rapide vie di fuga ai loro dolori esistenziali. E al loro non senso.
È allarme anche per i farmaci: le benzodiazepine, ad esempio, vengono comprate anche online, spesso su piattaforme social2. E alcuni giovani, quando la droga non è disponibile, rimediano con esse.
Cosa possiamo fare?
Se c’è un messaggio che dobbiamo trasmettere è che nessuno è irrecuperabile. Ogni persona che finisce nella spirale delle dipendenze, ha una possibilità di rialzarsi.
L’Ordine dei Medici di Roma sta portando avanti un programma di prevenzione nelle scuole, partendo dai bambini di nove anni. Un’iniziativa che dovrebbe essere estesa ovunque.
Ma non basta. Serve un cambiamento culturale. Serve più informazione, più ascolto, più supporto per chi sta lottando per affrontare una dipendenza.
Il recupero è possibile. Ogni giorno centinaia di persone riescono a rialzarsi dalle dipendenze e riprendono in mano la propria vita.
Se c’è una cosa che dobbiamo gridare forte è questa: nessuno deve essere lasciato solo in questa battaglia.
Perché dietro i giovani vittime della droga, dietro ogni numero e ogni statistica, c’è un volto, una storia, una vita che merita di essere salvata.
Ed è per questo che, grazie alla possibilità di accedere ad una demo di 30 giorni, abbiamo deciso di dare a tutti la possibilità di iniziare il proprio cambiamento fin da subito.
Accedendo alla nostra piattaforma online StandUpWay, scoprirai il primo modello di trattamento per le dipendenze, in Italia, completamente a distanza. Senza dover lasciare casa, lavoro e gli affetti più cari.
In questo primo approccio avrai la possibilità di:
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Non aspettare che le dipendenze continuino a mietere altre vittime. Agisci ora e gioca d’anticipo.
Ci vediamo a bordo.
Redazione StandUp