Le Candeline di Alessio

Candeline accese in fila nell'oscurità – simbolo di speranza e rinascita

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Tutto è iniziato dalla disperazione. Mia moglie e mio figlio sull’uscio di casa pronti ad andare via. Nella valigia, le mie mille promesse non mantenute.

Era il 2013 quando l’ho incontrata, Maria intendo. Lei è la donna della mia vita, adesso si che smetto, adesso si che ce la faccio, adesso basta davvero. E invece no.

Perché la sostanza lavora come un caterpillar, va dritta e tira giù tutto quello che trova sulla sua strada e anche se tu ci credi davvero che è l’ultima volta, quel giorno, non arriva mai. E ti ritrovi che invece di trovare la fune a cui aggrapparti per cercare di tirarti fuori dal pozzo scuro, e buio, e maleodorante, prendi una pala in mano e scavi ancora andando sempre più giù. E lei sempre lì, accanto, a cercare di vedere uno spiraglio di luce salire su da quel pozzo, aggrappata ai miei tanti ‘questa è la volta buona’. 

Ma buona non era mai. Nemmeno il giorno in cui mi ha mostrato l’ecografia. E’ un maschio. Si chiamerà Alessio.

Droga, gioco d’azzardo, notti allucinanti, giorni maledetti. Una vita da brividi. Invece di festeggiare la vita, onoravo il pozzo sfidandolo, scavando ora dopo ora per capire fin dove poteva arrivare in basso. Proprio come me. E non ero pronto nemmeno alla seconda candelina soffiata. Li vedevo da fuori, come vedessi un film. Erano felici, loro stavano bene quindi andava tutto bene no? Che problema c’era? Io? Io tranquilli tanto smetto quando voglio.

Invece chi un giorno mi dice ciao, io vado via, io smetto davvero, è stato il mio migliore amico, fratello, gemello tanto eravamo legati. E lì, in una frazione di secondo, mi sono sentito perso, vuoto, solo. Di fronte due strade. Continuare questa non vita, o provare ad aggrapparmi a quella fune e tirarmi su.

Non è stato facile, non è stato subito. Ma è successo. Con l’aiuto di tanti professionisti ho vagato all’inizio cercando qualcosa che mi accendesse una fiammella che potesse indicarmi la via. Entro in contatto con chi si occupa di crescita personale e lì, qualcosa si muove. I pensieri iniziano a mettersi in fila, uno alla volta e non più tutti insieme a martellarmi senza tregua. E un pensiero si insinua a me. Per smettere non basta non usare, per smettere davvero bisogna cambiare e per cambiare bisogna conoscersi e crescere.

Perché è quello che succede quando ti fai. Smetti di andare avanti con la effimera illusione di rovesciare il mondo, mentre è il mondo che rovescia te.

Nel 2019 ho smesso definitivamente e ho sentito forte, nel petto, nella testa, sulla pelle, che quello che mi era successo aveva un significato. Accettare la mia dipendenza aveva aperto una porta di una casa che all’inizio ho solo immaginato, una casa dove chiunque si sentisse solo e senza speranza potesse trovare rifugio, e tempo, e spazio, per ritrovarsi.

Perché se ce l’ho fatta io, ce la fa chiunque.

Durante la pandemia i primi video su Tik-Tok, così, per riempire il vuoto di quel tempo sospeso. Poi, i commenti. Come hai fatto? Ma davvero è possibile? Non ce la faccio più! Mi aiuti anche a me? E’ un’idea, pian piano prende forma fino a che la vedo. La mia visione.

Il 15 luglio del 2021 StandUp ha ricevuto la sua prima richiesta di iscrizione e ripensandoci è straordinario come tanta confusione in alcuni momenti della nostra vita possa poi tramutarsi in limpida realtà. Perché oggi c’è questa realtà,  e cresce giorno dopo giorno grazie a tutti i professionisti che man mano sono arrivati condividendone obiettivi e valori, dando a chiunque chieda aiuto, una seconda possibilità

E io mi ritrovo qui oggi, a due anni dalla nascita ufficiale di StandUp, giro lo sguardo verso la cucina, mio figlio e mia moglie sono già a tavola. Mi aspettano, e io, non posso fare a meno di pensare ai primi 2 anni di vita di mio figlio e a quelle candeline azzurre che non ho visto spegnersi. Le candeline di Alessio. 

Perché credo fermamente che mai dobbiamo dimenticarci da dove veniamo, perché aver avuto l’opportunità di riprendere a respirare è qualcosa di unico ed irripetibile e sarebbe un sacrilegio non condividerlo con chi ancora, purtroppo, vive in apnea.

A proposito, mi chiamo Danilo, Danilo Cuccagna è sono il fondatore di StandUp.

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