Nel mondo delle dipendenze, ogni storia è unica. Alcune fanno male, altre fanno riflettere, e poi ci sono quelle che riescono davvero ad accendere una luce nel buio.
È questo il caso di Bruno Panebarco, protagonista dell’episodio 24 di Nel Faro Podcast.
La sua è una storia di rinascita dalla dipendenza da eroina, raccontata senza filtri, con la forza della verità e il potere dell’arte.
Dalla curiosità alla dipendenza: “Avevo 15 anni”
Bruno aveva solo quindici anni quando, per la prima volta, si trovò davanti a una dose di eroina.
Non era la sua prima esperienza con le sostanze: aveva già provato trip, LSD, mescalina, anfetamine.
Ma l’eroina fu diversa. “La prima volta l’ho bucata e da lì in poi sempre”, racconta. Un gesto che sembrava sperimentale diventò presto una prigione quotidiana.
La droga non era ancora così conosciuta, soprattutto nei piccoli centri. Proprio per questo, in un paese del Sud Italia, Bruno si trovò immerso in un contesto dove l’eroina era un mistero affascinante.
“Ce la descrivevano come qualcosa di potentissimo, volevamo provare”, spiega. E da quella prova iniziò un percorso lungo 15 anni.
La doppia vita del tossico “atipico”
Durante gli anni della dipendenza, Bruno ha vissuto di espedienti. Diversamente da molti altri, non ha mai ceduto al crimine violento.
“Io non ero tipo da rapine, non ne ero capace”, dice. Così inventava modi creativi per raccogliere i soldi per la dose: salire sui treni in partenza e chiedere offerte, come se gli servissero per un biglietto.
“All’epoca nessuno sapeva cos’era davvero l’eroina”.
Ma nonostante la lucidità e una certa etica personale, la sostanza era diventata padrona.
“Dopo un po’ ti fai tutti i giorni, che tu lo voglia o no”, ammette.
Un’escalation che lo ha portato a toccare il fondo, perdere tutto – anche la fiducia della famiglia – e finire coinvolto in episodi violenti.
L’arte come salvezza
Quello che ha tenuto Bruno ancorato alla vita è stata una risorsa potente: la creatività.
Anche nei momenti più bui, non ha mai perso il contatto con l’arte.
“Suonavo in una band New Wave, disegnavo, scrivevo. Quando ho smesso di farmi, tutto questo è riemerso con forza”, racconta.
Il passaggio dalla dipendenza alla rinascita è stato lungo e doloroso. Dopo una condanna per spaccio, Bruno ha scelto di non andare in carcere e ha deciso di entrare in comunità.
“Ma già da sette mesi avevo smesso da solo”, sottolinea.
La comunità, però, è stata fondamentale per scavare dentro di sé: “Era un lavoro di gruppo, psicologico, fatto con altri tossici che ti dicevano le cose in faccia”.
Durante il percorso ha scritto e messo in scena una pièce teatrale, ha iniziato il suo primo romanzo e ha finalmente dato voce a tutto ciò che per anni aveva tenuto sepolto sotto la polvere della dipendenza.
“Fedeli alla roba”: il romanzo che racconta senza giudicare
Il suo primo libro si intitola Fedeli alla roba, una citazione provocatoria che gioca sul linguaggio delle sottoculture degli anni ’70-’80.
“Non è un’ode all’eroina – chiarisce subito – ma un racconto onesto, senza veli, di cosa significa vivere da tossico.”
La forza del romanzo sta nella sua autenticità. Non c’è retorica, non c’è moralismo, solo la verità nuda e cruda.
E questa verità arriva forte ai lettori, come dimostra il messaggio che Bruno ha ricevuto da una ragazza in comunità: “Quando sto male leggo il tuo libro e mi aiuta ad andare avanti”.
Il momento del faro: consapevolezza e amore per la vita
Il titolo del podcast non è casuale. “Nel Faro” è un simbolo di luce nel buio, di orientamento nei momenti più confusi. Quando gli viene chiesto qual è stato il suo faro, Bruno risponde senza esitare: “Il mio forte attaccamento alla vita”.
È stata proprio quella spinta vitale a salvarlo. Quando ha capito che continuare significava morire o finire in carcere, ha trovato la forza di smettere.
Senza eroina, ha finalmente potuto costruire qualcosa di suo: una famiglia, un percorso creativo, un contributo per gli altri.
Equilibrio, sogni, consapevolezza: il messaggio finale
Alla fine dell’episodio, Bruno lascia un messaggio potente, destinato a chi ancora lotta nel buio: “La vita è più importante di qualsiasi esperienza. Serve equilibrio. Serve conoscersi. Ma soprattutto, servono sogni e progetti”.
Un invito a non arrendersi, a trovare la propria via. Anche quando sembra impossibile.
👉 Clicca qui per accedere all’episodio completo.
La voce di Bruno è una testimonianza preziosa, non solo per chi ha vissuto la dipendenza, ma per chiunque abbia voglia di riscoprire la forza della vita.
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Redazione StandUp